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Cisterne Romane di Fermo

by Visitare le Marche
le cisterne romane di fermo

Le Cisterne Romane sono un antichissimo sito archeologico della città di Fermo di 2200 mq risalente all’età augustea del I secolo d.C.

La colonizzazione della città, da parte dei romani, rese necessaria la costruzione di un sistema di captazione dell’acqua sia piovana sia proveniente dalle falde del Monte Girfalco (localizzato dove attualmente sorge la Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta) per poi distribuirla e incanalarla, attraverso una serie di condotti sotterranei, in più cisterne; quella attualmente visitabile è sita in via degli Aceti, zona che all’epoca ospitava il foro cittadino.

Come sono fatte le Cisterne Romane?

Le cisterne sono suddivise in trenta stanze con tetto a volta e pianta rettangolare, disposte in tre file parallele e comunicanti attraverso archi a tutto sesto.

Per la realizzazione delle mura e delle volte è stato fatto uso di “opus caementicium”.

Da terra e fino ad un’altezza di circa 60-70 cm sulla parete si nota la presenza di una malta impermeabile a base di cocciopesto. Quest’altezza ci da indicazione del livello dell’acqua presente all’interno delle cisterne mentre il resto dello spazio era libero così da garantire la circolazione dell’aria evitando il ristagno dell’acqua.

Sul pavimento è presente un piccolo canale di pulizia che percorre la stanza centralmente nel senso della lunghezza: le cisterne periodicamente (1-2 volte all’anno) venivano svuotate e pulite, spazzando via i detriti accumulatisi nel canale fino ad una probabile discarica al di fuori delle cisterne.

L’acqua arrivava nelle cisterne in più modi: attraverso una serie di condotti sotterranei, probabilmente in terracotta, giungeva l’acqua sorgiva mentre attraverso dei pozzetti di areazione posti in alto passava l’acqua piovana.

cisterne romane di fermo vista frontale del tunnel
Vista frontale del tunnel delle Cisterne Romane di Fermo

Tutta la cisterna è stata realizzata con una pendenza dell’1% in maniera tale da consentire il deflusso dell’acqua verso l’angolo nord est dove sono presenti due tubi emissari – per un tratto in piombo e per il resto in terracotta – che consentivano la distribuzione idrica alla colonia e probabilmente fino al porto dell’epoca che corrisponde all’attuale città di Porto San Giorgio.

Le tubature non sono poste al livello del suolo ma si aprono nella parete rialzate di pochi centimetri così che i detriti che scendevano dalla falda non andassero a sporcare l’acqua in uscita.

Grazie alla pendenza del pavimento si crea un gioco prospettico in cui da un lato gli archi sembrano restringersi e dall’altro ingrandirsi, dando l’impressione che la profondità del corridoio creato dagli stessi sia diversa.

La chiusura delle cisterne coincide con la caduta dell’Impero Romano 

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e l’arrivo dei barbari, le cisterne romane caddero in disuso e nel corso dei secoli si riempirono di detriti, terriccio e materiale vario fin quasi al soffitto.

L’arrivo dei padri domenicani, tra il 1214 e il 1220, portò alla riscoperta delle cisterne che furono parzialmente liberate dai detriti ed utilizzate come cantine.

Negli anni ‘60 del ‘900, quando le cisterne vennero pulite, furono quindi trovati reperti di origine sia romana sia medievale; del medioevo vi è una struttura in pietra che sembra una fornace ma che in realtà è il “palmento” impiegato per la produzione del vino; sul soffitto si aprono dei buchi che sono dei passaggi ricavati dai proprietari delle case (costruite sopra le cisterne) i quali attraverso delle scalette in legno scendevano nelle cisterne e le utilizzavano come depositi e cantine.

C’è solo una scala di origine romana, da cui si scendeva per effettuare azioni di manutenzione.

Curiosità

Verso la fine dell’800 sei stanze furono utilizzate dal consorzio idrico dell’acquedotto piceno per l’acquedotto fermano perciò sono visibili le modifiche apportate in quegli anni: con il cemento fu rialzato il livello di impermeabilizzazione, vennero chiuse le altre stanze comunicanti e venne rialzato anche il pavimento; furono impiegate fino al 1980 e l’acqua proveniva dal Monte dell’Ascensione (vicino Ascoli).

L’acqua era più calcarea e ferrosa per cui i residui che si notano sulle pareti sono residui calcarei rossicci.

Durante la II guerra mondiale le cisterne vennero usate come rifugio contro i bombardamenti pertanto residuano su alcune pareti graffiti realizzati in quel periodo.

Inoltre si narra che durante il periodo dell’Inquisizione vennero utilizzate anche come prigioni, ma di ciò non v’è documentazione storica.

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